Privacy, sicurezza dei dati, riservatezza delle informazioni. Termini usati e abusati, a volte in aperto contrasto con quella che per molti – sbagliando – è l’esperienza d’uso, la facilità di accesso e utilizzo dei sistemi.
Siamo pigri anche solo per ricordarci due password, e amiamo fin troppo condividere.
Ci sforziamo di odiare il “grande fratello” mentre sappiamo bene che il problema più grande della riservatezza siamo proprio noi. Ti invito al confronto su questi argomenti, partendo dal pensiero principale: esiste la privacy su internet?
Esiste la privacy su Internet?
Parto con una riflessione: non è possibile attribuire ogni colpa ai sistemi. I sistemi possono essere progettati per essere più o meno sicuri, possono offrire opzioni per aumentare la privacy, per controllare le condivisioni.
Tuttavia questi sistemi sono utilizzati da noi. Siamo noi gli utenti, ed è una nostra precisa responsabilità capire quello che stiamo facendo. Un sistema che permette di condividere un pensiero non può essere additato come responsabile di aver fatto vedere agli altri quel pensiero, non trovi?
Prima di condividere qualcosa, conta fino a 10. #privacyClick To TweetIl problema non è solo internet, non sono i sistemi o i computer e credo sia facile dimostrarlo. Prendi per esempio i telefoni. Sono praticamente tutti sotto controllo. SMS? Tutti registrati. E quante cose ci diciamo per telefono? Tutto. Di tutto, da sempre.
Malattie? Ne parliamo di continuo, anche al ristorante ormai. E la cosa triste è che molti lo fanno per farsi sentire, per condividere, forse per soffrire meno. Tutto sbagliato? E chi siamo noi per giudicare?
Tecnicamente la privacy può esistere. Ma la nostra vita digitale non è fatta solo di tecnologia. Ci sono i comportamenti, così come nella vita reale, e anche in questo caso la responsabilità è nostra. Poi c’è l’esperienza d’uso.
Privacy o esperienza d’uso?
Sapere che il tuo collaboratore fosse collegato a WhatsApp alle 14.25 potrebbe essere comodo. Sapere che la tua ragazza/o questa notte alle 2.15 fosse ancora online forse no. E’ privacy?
Hai comprato un libro fantasy su Amazon. Quindi Amazon potrebbe dedurre che tu sia un amante del fantasy. La prossima volta ti proporrà libri dello stesso genere. Utile? Forse si. Hai comprato un romanzo erotico che ti sei tenuto nascosto, poi ti colleghi con la tua compagna per i regali di Natale e ti vengono “proposte” tante belle copertine di simpatiche signorine e titoli eloquenti. Bello? Forse meno.
Sono esempi. Solo esempi. D’altra parte che senso avrebbe essere su Facebook con il nome di un altro? O presentarsi su un social con l’immagine di un divo della tivù o di un cane? Lo fai per proteggere la tua sicurezza?
Quindi sono sicuro che tu avrai per ogni sistema che usi una password diversa e molto complessa, contenente lettere minuscole e maiuscole, numeri e simboli strani, vero? Vero che non usi la stessa password per tutti i sistemi?
Usi Social e servizi online per il tuo business? Prenditi le tue responsabilità: impara a conoscerli bene e usali in modo corretto. Avrai solo da guadagnarci.
Chi sono i nemici della privacy?
Il mio parere è quindi quello che i veri nemici della privacy siamo noi, perchè troppo spesso non conosciamo il confine e scriviamo di tutto. L’ho già scritto, quando ho parlato dei permessi delle app di facebook, e lo scriverò anche nei prossimi articoli, quando ti mostrerò il modo per esplorare il web in sicurezza utilizzando le tecniche giuste.
Tuttavia, a volte, c’è il bisogno di fare una telefonata, per capire in modo diretto, per sapere senza mezze parole, per parlare e condividere. E in alcuni casi siamo così tristi, preoccupati oppure euforici da non riuscire a pensare “qualcuno mi stà spiando, devo stare attento a quello che dico”.
Non dovremmo mai abbassare la guardia. C’è molta confusione, molte persone che sfruttano questi sistemi per insinuarsi, per fare cose eticamente orribili, anche se tecnicamente corrette e sicure.
Da parte mia, continuerò a fornirti informazioni utili per capire e comportarti di conseguenza. Poi non saprei, tu speri sempre che il tuo negozio di libri continui a suggerirti i migliori titoli, o quelli che, a detta sua, dovrebbero piacerti?